Mi capita spesso di ricevere richieste di aiuto da parte di genitori disperati perché il loro bambino rifiuta il cibo oppure è talmente selettivo nella scelta da chiedere sempre le stesse tre cose rifiutando di assaggiare tutto ciò che è nuovo. Solitamente questa problematica si instaura nel periodo della Scuola dell’Infanzia, dai 3 ai 6 anni.
Cosa può fare il genitore di fronte al rifiuto del figlio di mangiare? Quali aspetti psicologici sono connessi con il cibo? Quali strategie possono essere utili per evitare che si crei il “TORMENTO PAPPA”?
L’ALIMENTAZIONE E’ CONNESSA CON L’EMOTIVITA’
L’alimentazione rappresenta un aspetto importante dello sviluppo infantile ed è strettamente connessa con l’affettività. Il passaggio dall’allattamento allo svezzamento per arrivare all’alimentazione autonoma aiutano il bambino a passare da uno stato di totale dipendenza dall’adulto all’affermazione dell’autonomia, portando a importanti acquisizioni come per esempio la capacità di auto regolazione e di interazione sociale. Nell’interazione madre-bambino durante l’allattamento non si trasmette solo un nutrimento organico ma si infonde al bambino un benessere di tipo relazionale, si infonde calore e accoglienza, senso di accudimento. La fase di svezzamento implica un primo distacco madre bambino, la possibilità di essere nutrito anche da altre figure primarie oltre alla mamma e un primo momento di sperimentazione; il bambino fa esperienza diretta del cibo, il momento della pappa diventa un atto sociale nel quale convergono elementi relazionali, comunicativi, emotivi e motori (pensate ai primi tentativi di tenere il cucchiaino e portarsi il cibo alla bocca da soli!). Grazie all’interazione con l’adulto il bambino durante i pasti inizia a sperimentare se stesso, la propria autonomia, le proprie capacità cognitive, emotive e relazionali ed è proprio per questo motivo che il piacere dell’alimentazione è strettamente legato ai rapporti che il bambino ha con i genitori e con l’ambiente che lo circonda: più è sereno uno più lo sarà anche l’altro!
LE PRIME DIFFICOLTA’
Le prime forme di difficoltà si instaurano proprio all’interno di questo processo così tanto relazionale: se il momento di fare la pappa è carico di ansia diventerà un tempo negativo sia per l’adulto che per il bambino. Nella maggior parte dei casi le difficoltà sono transitorie, riguardano un momento specifico della vita del bambino e si risolvono spontaneamente ma qualche volta possono persistere nel tempo ed allargarsi a vari contesti oltre alla famiglia come per esempio a scuola. Questa dinamica crea molto allarmismo tra i genitori che si preoccupano del fatto che il bambino resta senza mangiare per tutta la giornata, allarmismo che crea ansia, ansia che viene portata a tavola nel momento della pappa!
Quando mi chiedono consulenze sul cibo la prima cosa che chiedo è se il bambino ha sempre mangiato poco e se è sempre stato un po’ inappetente, se ha sempre avuto un’alimintazione selettiva o se invece si è presentata un’inversione dal mangiare tanto e un po’ di tutto al rifiutare il cibo. Questo mi da una prima idea del funzionamento individuale del bambino e soprattutto mi permette di capire se c’è un aspetto di tipo relazionale che crea dinamiche di rifiuto. Diversi studi in ambito psicologico mettono in rilievo aspetti disfunzionali della relazione genitori figli che rendono difficile i processi di autonomizzazione del bambino durante il momento del pasto, ci sono in particolare due processi che si instaurano in questo delicato momento:
- RICHIESTA DI ATTENZIONI: il bambino capisce che il suo rifiuto del cibo crea molta apprensione nei genitori, genitori che lavorano, che hanno altri figli a cui dedicarsi, magari nati da poco… Il bambino reclama il suo spazio di attenzione, in questo caso proviamo ad accogliere il suo disagio, la sua insicurezza e cerchiamo di spezzare questo vincolo tra attenzione e cibo spostando la stessa in altri contesti
- RICHIESTA DI AFFERMAZIONE: il bambino vuole affermare se stesso e lo fa attraverso il no! Non vuole essere imboccato, aiutato, vuole pasticciare con le mani, sperimentare in modo sensoriale (attraverso il gusto, il tatto, l’odore) il cibo. In questo caso lasciamolo fare anche se il risultato è un caos pazzesco e una doccia immediata dopo pranzo, più noi lo terremo legato al nostro aiuto più lui si rifiuterà di mangiare!
La PRIMA REGOLA è quella di mettersi in ascolto del proprio bambino, cercare di capire cosa passa attraverso il suo rifiuto, cosa o chi sta rifiutando davvero e poi provare a mettersi anche in auto ascolto e in auto osservazione, cosa che noi genitori facciamo poco e che invece è fondamentale: facciamoci delle domande, cerchiamo le risposte e osserviamo il nostro modo di mangiare: il comportamento alimentare si apprende, il bambino impara a mangiare osservando gli adulti importanti per lui che se promuovono una buona cultura del cibo e del momento del mangiare con entusiasmo e apertura contageranno anche il loro piccolo.
Per cui eccovi QUALCHE SUGGERIMENTO:
- Durante la giornata condividete almeno un pasto tutti insieme, evitate che i bambini mangino prima e gli adulti dopo da soli, ma promuovete la condivisione: si sta a tavola tutti insieme ognuno con il suo piatto possibilmente con le stesse pietanze dentro! Cercate inoltre di avere orari stabili per il pasto evitando stuzzichini nell’ora precedente al pasto;
- Se durante un pasto il vostro bambino dice di non aver fame e si rifiuta di mangiare non forzateli e tanto meno non obbligateli a restare seduto finche non avrà mangiato, questo crea un collegamento negativo tra cibo e punizione. Non ricattatelo (se non mangi non potrai…) ne minacciatelo (se non mangi finisci in castigo!) sono rinforzi negativi e soprattutto se per il bambino diventa una sfida non mangerà per vincerla! Non associate neanche al cibo la possibilità di ottenere qualcosa in cambio dal fatto di mangiare perché se il bambino è anche solo un po’ furbetto vi lascerà in mutande con l’idea di aver superato l’ostacolo che invece si ripresenterà alla prima occasione in cui desidera qualcosa!
- Coinvolgete i bambini nella preparazione dei pasti, fatevi aiutare se fate cose fatte in casa, mettetevelo vicino con un po’ di farina e acqua e fatelo pasticciare in autonomia, fategli fare esperienza del cibo nelle fasi della preparazione compreso il momento della spesa che può diventare il gioco di cosa scegliamo oggi per la nostra famiglia?
- Ricordiamoci che il consumo del cibo non è solo legato al gusto ma a tutti i 5 sensi, quindi cerchiamo di preparare cibi che siano gradevoli anche alla vista, al profumo, ai colori e lasciamo che i bambini ne sperimentino la consistenza attraverso il tatto.
La cosa più importante resta quella di STARE IN ASCOLTO E IN CONTATTO CON I NOSTRI BAMBINI senza allarmarci troppo, senza scoraggiarci e farci prendere dall’ansia al primo rifiuto. Non esistono rimedi miracolosi ma con pazienza e tenacia e soprattutto tanto “entusiasmo culinario” si possono superare le difficoltà!!
Ilaria Baldini
Psicologa e psicoterapeuta
Se desiderate una consulenza on line gratuita con Ilaria Baldini, scrivetele a ilaria.baldini@parmakids.it.